Dina



Dina, la figlia che Lea aveva partorita a Giacobbe, uscì per vedere le ragazze del paese" (Genesi 34:1).


Dina viveva in un ambiente dove non gli era mancata l’istruzione e dove un cuore aperto, disposto e ubbidiente poteva essere riempito del “timore di Dio”.
Dio ci ama! Egli è pronto a istruirci, illuminarci, aiutarci, soccorrerci! Egli ci offre le vere ricchezze!
Abbiamo in tanti il privilegio di essere nati in una famiglia cristiana, moltissimi certamente frequentano la scuola domenicale. Facciamo tesoro di tutto ciò, apprezziamo la grazia di Dio!
Se saremo ribelli, mondani, superficiali, facendo poca stima di Dio e della grazia che Lui ci offre correremo gravi pericoli.

1. Il pericolo di vivere nella disubbidienza, nella ribellione, nella mondanità
Stiamo attenti a lasciarci andare secondo i propri impulsi, i propri desideri, senza preoccuparci di Dio e dei Suoi insegnamenti (Ecclesiaste 12:1).

Gesù ci dice: attenzione a non “cadere in tentazione” (Marco 14:38), vale a dire non mettersi in circostanze nelle quali si potrebbe essere pericolosamente tentati.

L’apostolo Paolo avvisava: “Non v’ingannate: “Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi” (1 Corinzi 15:33).

Mettiamoci in guardia dagli inviti mondani, dalle amicizie dubbie, che iniziano con la cortesia, ma che possono facilmente degenerare. Gesù dice ai discepoli che sono “come pecore in mezzo ai lupi” (Matteo 10:16). La Parola ci consiglia: “Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in Lui. Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita non è dal Padre, ma è dal mondo” (1 Giovanni 2:15-16).

“Non v’ingannate; non si può beffarsi di Dio; poiché quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà” (Galati 6:7).

2. Il pericolo di non usare la prudenza
Quando parliamo di ingenuità, parliamo di semplicità, quindi di essere spontanei, innocenti, ma il termine significa anche creduloni, bonaccioni. “Siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe” (Matteo 10:16).

Quando Dina, andò a vedere le donne Ivvee, “le ragazze del paese”, non ne prevedeva le tristi e terribili conseguenze. “C’è una via che all’uomo sembra diritta, ma essa conduce alla morte” (Proverbi 14:12).

Se non si fosse trovata là, Dina non sarebbe stata disonorata e la sua famiglia non sarebbe stata coinvolta in così tragiche esperienze.

Ci sono situazioni da cui bisogna “fuggire” (2 Timoteo 2:22). Giuseppe è un bell’esempio di questa situazione, in quanto non rispose alle proposte della moglie di Potifar (Genesi 39:12).

Ci sono occasioni che bisogna eliminare, “tagliare” (Matteo 5:29-30).

Quanti vediamo immersi nei dispiaceri e negli affanni a causa della loro imprudenza (e, nel caso di cristiani, della loro infedeltà).

3. Il pericolo delle tentazioni
Cos’è la tentazione. La tentazione è l’incitamento a peccare. Peccare è, fondamentalmente, fare la propria volontà, contraria a quella conosciuta di Dio e che è riassunta, proprio dal Signore, con queste parole: “Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la mente tua e con tutta la forza tua... ama il tuo prossimo come te stesso” (Marco 12:30,31). Quando la volontà di Dio è conosciuta più o meno, e non ci si fa caso, commettiamo “l’iniquità”, che è una “violazione della legge” (1 Giovanni 3:4): lasciarsi andare ai propri impulsi, ai propri desideri, alla propria concupiscenza, senza preoccuparsi di Dio, può portare a risultati disastrosi.

4. Il pericolo di far poca stima delle cose divine
Dio è Colui che ci aiuta e ci difende, facendoci vittoriosi! Appreziamolo!

Attenti a Satana che cerca “chi possa divorare” (1 Pietro 5:8-9). Bisogna resistergli! Per questo la potenza di Dio è a disposizione della fede (1 Pietro 1:5).

Il Signore Gesù è disposto a soccorrere“quelli che sono tentati” (Ebrei 2:18).

Abbiamo una risorsa efficace per non cadere nella tentazione: porci nella luce divina. Il Salmo 27 ne è una bella illustrazione: “L’Eterno è la mia luce e la mia salvezza; di chi temerò?” (v.1). Entrare alla presenza di Dio, ci fa vedere tutte le cose alla sua luce, affinché il cuore sia attratto dalla bellezza del Signore, ma ci spinge anche a cercare il Suo pensiero (vv.4,8). Quanto è importante discernere tutto alla luce divina prima di impegnarsi in qualcosa; cercare la faccia e la bellezza del Signore affinché Lui abbia il primo posto nel nostro cuore; nutrire la nostra vita con le cose stabili.

Apprezzare le cose divine, ci preserva nelle tentazioni!

Conclusione
Tanti sono colpiti da dispiaceri e affanni a causa della loro superficialità, della loro imprudenza, della loro infedeltà e li udiamo accusare le circostanze, e, a volte, anche il Signore, invece di giudicare se stessi!
E’ una grazia riconoscere i frutti dei propri errori e provare, in un modo o nell’altro, quanto sia amaro allontanarsi, o mantenersi ad una certa distanza, dall’Iddio vivente. Soltanto allora, come Giacobbe, “toglieremo gli idoli dalla nostra casa” e torneremo a vivere un’esistenza in intimità con Dio (Genesi 35:1-5).


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